Urge andare a Venezia! Un proclama. Forse dovrebbe pure correre in ogni corsia d’ospedale dove i ricoverati sono ammassati a come capita capita. O correre di qua e di là in giro per lo Stivale, per portare la sua solidarietà alle famiglie sotto le soglia della povertà e sono più di 9 milioni. O alle centinaia di migliaia di sfrattati che dormono in macchina o dove trovano un minimo di riparo. Diamine, di tanto in tanto trovi anche la forza di indignarsi per questo. La Costituzione non avrà niente da ridire. O vuole fare come gli autoproclamatisi illuminati (in Germania o altrove non fa differenza), sempre con l’indice puntato contro chi, ai margini delle società, protesta per l’allestimento dei vari centri di accoglienza, che dovunque sorgono come i funghi, senza peraltro avviare a soluzione il problema ma anzi incancrenendolo, non hanno capito che la cupezza di cui, con molta superficialità, accusano gli altri è del tutto priva di fondamento. Non è l’odio verso il ‘diverso’ che è alla base di quella rabbia. Ma semmai è lo specchiarsi in quella nuova povertà in arrivo che crea questo disagio. E’ quella che vedono come, e che in effetti è, un’inevitabile concorrenza che secca le bocche e fa venire i groppi alle gole. E’ l’abbassamento inevitabile dell’asticella di quell’attuale Stato sociale che crea la paura. Ma i Gauck e le Boldrini di questa impossibile Europa che ne possono capire, chiusi nelle torri d’avario e solo preoccupati di mantenere i loro tantissimi privilegi? La verità sta tutta in quell’accorata richiesta: "Preoccupati della tua gente". E’ il buonsenso che lo dice: il prossimo più prossimo è il vicino di casa. Gay o non gay.
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